eLearning

L’importanza di una comunità virtuale per l’elearning

L’espressione “comunità virtuale” sembra ormai desueta e fuori contesto. Oggi è il mondo la vera e propria unica comunità virtuale, grazie all’esplosione dei social network. Tuttavia gli ambienti elearning che si basano sulla collaborazione fra gli allievi (che quindi adottano un approccio che si definisce “socio-costruttivista”) costituiscono delle vere e proprie comunità virtuali di apprendimento.

Le tecnologie per l’apprendimento online sono ormai ampiamente utilizzate in Italia e la stragrande maggioranza delle persone sa ormai cosa significhi elearning. Sono disponibili su Internet migliaia di corsi online collocati su altrettante piattaforme “FAD” (acronimo di “formazione a distanza”) che promettono di coinvolgere l’utente in un percorso di formazione interessante assieme ad altri allievi, con cui scambiare informazioni, approfondire i contenuti, confrontarsi. Questo è uno dei vantaggi dell’elearning, ossia il fatto di fruire di un corso, stando comodamente seduti alla scrivania di casa o in ufficio e poter interagire con altri colleghi che si trovano da tutt’altra parte. Tale vantaggio ha un senso però se il percorso di formazione online è costruito in termini cooperativi: cioè se il corso online prevede dei momenti di confronto fra gli allievi e delle attività coinvolgenti in cui ciascuno può fare la sua parte e contribuire, ad esempio, alla stesura di un documento finale. Quali potrebbero essere queste attività? Eccone alcune:

  • rispondere ad un forum sugli argomenti del corso;
  • redigere un documento condiviso su un argomento specifico;
  • partecipare ad una chat collettiva (di tipo testuale);
  • organizzare una videoconferenza.

Il coinvolgimento degli allievi all’interno della piattaforma FAD consente la costruzione nel tempo di una vera e propria comunità di apprendimento: nascono e si sviluppano, cioè, dei ruoli all’interno del corso online in cui si identificano i vari utenti coinvolti. Di solito emerge un leader, un helper (una sorta di “tutor occulto” che aiuta gli altri colleghi in difficoltà), vi sono poi degli utenti più defilati, perché poco inclini alla socializzazione online o solo perché novizi al tipo di tecnologia. Vi è ovviamente un docente, che è responsabile dei contenuti e che può intervenire in vario modo per chiarire i concetti. Vi è infine un tutor online, ossia un incaricato dell’ente di formazione che ha il compito di supportare gli allievi in difficoltà, aiutandoli nell’uso degli strumenti digitali e favorire una buona organizzazione e il rispetto delle tempistiche del programma didattico.

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Una comunità di apprendimento ha le sue regole, i suoi valori, i suoi tempi e come tutti i fenomeni sociali, benché di natura virtuale, così come nasce e si sviluppa, è destinata a “morire”, nel senso che al termine del percorso formativo online tutti gli utenti si congedano e si lasciano. È un momento naturale e ripetitivo, tipico anche dei setting di tipo faccia-a-faccia: si pensi alla scuola. Alla fine dell’anno ci si saluta per rivedersi a Settembre. L’ultimo anno ci si dà una sorta di addio o di lungo arrivederci. La formazione online non fa eccezione: eppure il patrimonio di conoscenze, di lavori prodotti comunemente e di attività condotte insieme, costituiscono una collezione di elementi di valore molto utili, a cui gli stessi allievi potrebbero attingere in futuro. Inoltre, le stesse esperienze di cooperazione potrebbero favorire un’intesa e una particolare attitudine allo scambio e alla collaborazione fra taluni allievi, che potrebbe andare anche oltre la fine del percorso formativo stesso. In assenza di un opportuno momento, successivo al percorso elearning, appositamente studiato per raccogliere l’ “eredità” del percorso online appena terminato, al fine di aprire questo patrimonio condiviso e collettivo anche al futuro, si rischia di disperdere dei contenuti di valore e la stessa esperienza di formazione e condivisione online.

Ecco allora che la comunità di apprendimento online deve evolversi in comunità virtuale, ossia in una comunità che non ha più le regole, i valori, le tempistiche tipiche di un percorso formativo, ma che ha maggiori libertà (e quindi anche maggiori opportunità) di scambio, di approfondimento, di cooperazione con un diretto impatto sulla vita personale e lavorativa di tutti gli ex allievi. L’evoluzione da comunità di apprendimento online a comunità virtuale deve essere però agevolata dallo stesso ente di formazione, in modo che gli allievi si ritrovino facilmente all’interno di un ambiente più flessibile e aperto e possano, ad esempio, accogliere periodicamente i nuovi allievi di ogni edizione conclusasi, arricchendosi attraverso la fruizione dei loro lavori, delle loro osservazioni e delle loro esperienze vissute online.

Come è possibile concepire oggi una comunità virtuale? Fino a una decina di anni fa, prima dell’effettiva esplosione dei social network come Facebook™ e Linked-In™, era sufficiente creare un sito web, un blog, un forum e “iscrivere” gli interessati, in modo da raccoglierli attorno ad un “luogo virtuale”, nel quale continuare le discussioni, il confronto. Il frastagliamento attuale delle piattaforme virtuali tende a disperdere oggi le esperienze di apprendimento online in una miriade di rivoli, di applicazioni, di social network, senza un perno, un elemento di centralità in cui raccogliere organicamente tutto. Non a caso oggi è considerata di grande importanza la content curation, ossia la cura, la catalogazione e la recensione dei contenuti dispersi nella Rete. Dunque dobbiamo arrenderci all’impossibilità di raccogliere le esperienze della comunità di apprendimento online? No, ma nemmeno possiamo pretendere di costruire delle comunità virtuali ad hoc, perché rappresenterebbero una soluzione anacronistica e inadatta al problema.

Possiamo dire allora che l’evoluzione migliore per una comunità di apprendimento online è quella che prende le forme di una comunità di pratiche online. La comunità di pratiche online è un tipo particolare di comunità virtuale, che oggi si sta sempre più diffondendo, ma che non ha ancora raggiunto un livello soddisfacente di diffusione fra gli utenti di Internet. Comunità di pratiche significa costruire un gruppo, una comunità di persone che condivide nella vita reale (personale e/o lavorativa) determinate attività, questioni, prassi (ovvero delle pratiche), in virtù delle quali si sente “unito”: dover affrontare le stesse difficoltà, offrire soluzioni basate sull’esperienza personale e condividerle con cui vive esperienze simili favorisce la crescita professionale e personale reciproca e spinge ciascuno a migliorarsi e a contribuire per la crescita della stessa comunità. È nella comunità di pratiche che trova pieno accoglimento lo spirito di condivisione che informa l’Internet di oggi: ciascuno ottiene qualcosa dalla comunità e si sente in dovere morale di restituire condividendo la propria esperienza, le proprie idee, le proprie soluzioni. Si pensi alle community dedicate alle mamme in gravidanza, o ai medici specializzati in alcune discipline, o ancora le community dedicate ai nomadi digitali o agli amanti dei viaggi: attraverso le informazioni collocate in questi luoghi virtuali, un novizio come un esperto, può attingere ad una quantità di informazioni specifiche ben catalogate, la cui autorevolezza è dettata dalla serietà e sincerità dei propri appartenenti.

Dunque la comunità di pratiche online costituisce la naturale evoluzione di una comunità di apprendimento online e i percorsi elearning più evoluti, basati sulla cooperazione fra gli allievi, dovranno sempre più tenere conto di tale esigenza, provvedendo già in fase di progettazione a favorire il passaggio, la trasformazione al momento della conclusione del corso online.

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