eLearning

Instructional Designer: i rischi del mestiere

Come è la vita di un Instructional Designer ? Quali opportunità, quali rischi si incontrano facendo questa professione?

Viviamo tempi difficili e abbiamo imparato ad essere flessibili, ad adattarci a continue richieste (a volte poco serie) di maggiore disponibilità, di acquisizione di competenze non proprio riferibili al nostro mestiere, accettiamo tempi e prezzi non sempre in linea con quanto sarebbe giusto chiedere e negoziare. Tutto questo perché trovare lavoro è difficile ed è importante stare sul mercato ed essere competitivi. Ma esiste un limite. Esiste un limite a tutto. Esiste un limite per ogni mestiere, perché non si vive di solo pane ed esiste un’etica in ogni lavoro che si faccia, anche perché non si potrà mai essere orgogliosi, felici di un lavoro realizzato in modo pessimo, non professionale, al limite del ridicolo. Perché chi lavora da freelance, in quello che fa ci mette anche sé stesso: e lavorare male è un po’ come offendere sé stessi.

Eppure il mercato si fa spesso promotore di richieste e prassi più o meno accettabili con cui si cerca di convivere, ognuno nel suo ambito di competenza, e con le quali è bene imparare a fare i conti e a stabilire delle regole per la propria etica professionale e per vivere sereni e con la coscienza pulita. Mettere dei paletti significa anche salvaguardare la dignità del proprio lavoro e, al contempo, anche quello della propria categoria.

Anche all’ Instructional Designer vengono avanzate proposte di vario tipo, alcune interessanti, altre al limite della dignità, altre ancora senza senso.

Il più delle volte l’ Instructional Designer deve adeguarsi anche a degli stili organizzativi che non riflettono affatto la cultura necessaria per produrre dei contenuti digitali (che, detto in francese, significa che il committente non capisce una mazza di e-learning, ma crede di aver capito tutto, anche più di te, e ti impone di fare come dice lui). Bisogna avere il coraggio di dire no e di spiegarlo. Prima di lavorare in Formedia Consulting, mi è capitato e ne ho pagato le conseguenze. Ma non me ne sono mai pentito e lo rifarei mille volte. Perciò il mio consiglio è: essere flessibili si, essere comandati come dei robot, no! Del resto, va anche detto che se sin dall’inizio l’azienda-cliente fosse consapevole di ciò che necessita in termini di e-learning, non accadrebbero queste gravi incomprensioni.

Per saperne di più: www.formediaconsulting.it

Ecco alcune cose assurde o spiacevoli che potrebbero capitarti nel lavoro di Instructional Designer:

  1. L’azienda pretende delle magie da te (che manco Merlino in persona può farcela);
  2. Il Committente si affida a degli incaricati per scrivere i testi, i quali usano una lingua che assomiglia all’italiano (ma che in realtà è una lingua sconosciuta);
  3. Chi ti affida il lavoro non si rende conto di pretendere un miracolo e fissa tempi/obiettivi/budget impossibili;
  4. Il management aziendale in buona (o cattiva fede) fissa un limite al preventivo totalmente incompatibile con le richieste avanzate;
  5. Il Responsabile del progetto dell’azienda committente pretende di gestire l’ Instructional Designer come se fosse una sua risorsa esclusiva.

Queste – e in realtà molte altre, dato l’elevato tasso di varianti disponibili… –  sono le principali proposte indecenti tipicamente dirette ad un Instructional Designer  e che un bravo professionista dovrebbe essere in grado di gestire, arginare e trasformare in solide occasioni di crescita professionale, laddove sia possibile. Spero in tal senso, possano essere utili le dieci strategie per un elearning vincente, di cui ho già parlato.

Laddove invece siano indecenti e basta, meglio dire di no e se non sai farlo, impara a dire di no in fretta. Ne va della tua carriera, del tuo futuro e soprattutto della tua salute mentale.

Del resto, se osserviamo la stessa realtà nella prospettiva aziendale, ci accorgiamo che in quelle organizzazioni in cui tutto ciò accadde non vi è una reale cultura dell’e-learning: quindi l’impreparazione e l’assenza di un modello operativo cui riferirsi porta sia a mostrarsi ridicoli agli occhi del professionista incaricato, sia a non concretizzare in termini di valore e di ritorno di investimento gli sforzi compiuti, semplicemente perché diretti nella direzione sbagliata.

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