eLearning

Un sondaggio sulle esigenze reali del mercato eLearning: il problema sono i clienti?

Vi fornisco alcuni dati emersi da un piccolo sondaggio compiuto fra i colleghi e gli stakeholder del settore eLearning in Italia. Potrebbe essere per tutti noi uno spunto di riflessione da cui partire

Quali sono le esigenze reali degli operatori del settore e-learning?

Quali sono le difficoltà, le criticità maggiori che incontra oggi chi lavora nell’e-learning, data questa cornice di riferimento?

Per rispondere bene a queste domande ricorrerò ai risultati di un questionario a cui hanno preso parte molti colleghi che ringrazio per la loro disponibilità. Non ho raccolto molti dettagli, perché lo scopo era quello di focalizzarmi sulle principali esigenze e criticità sentite dai colleghi.

E’ ovvio che un’indagine approfondita richiederebbe strumenti più complessi e un campione di riferimento ben più corposo (anche se il campione è per così dire “dinamico”, in quanto cresce periodicamente, sulla base delle adesioni spontanee degli utenti.

Si tratta dunque di un campionamento casuale, seppur qualificato dell’afferenza dei singoli all’area e-learning). Credo tuttavia che i risultati emersi siano davvero interessanti. Vediamone alcuni.

Fissiamo una call?

Ai vari operatori del settore che hanno spontaneamente deciso di rispondere al questionario, ho posto la domanda: “Qual’è il problema o la difficoltà che incontri maggiormente nel settore e-learning?”.

Trattandosi di risposte aperte, per comodità, ho categorizzato l’esito in alcuni topic che sono emersi dall’analisi dei risultati.

Le risposte categorizzate le ho inserite in tabella 1.

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I dati raccolti evidenziano come la problematica principale che emerge nel set tore è proprio l’ignoranza e la scarsa competenza dei clienti (ossia dei committenti che affidano gli incarichi di produzione) circa la tecnologia e-learning (quasi un terzo del campione). Segue la percezione che gli utenti, i fruitori dell’e-learning non siano interessati ai corsi online (15%). La scarsità di budget e/o di tempi per la produzione e-learning è al terzo posto (13%), inseguìto, per così dire, dallo scarso valore delle produzioni e-learning (11%).

Vorrei proporre a questo punto una ristrutturazione dei dati, volta a semplificare il problema della incompetenza diffusa relativa alle caratteristiche del prodot- to e-learning, a prescindere dal fatto che essa sia da attribuire ai clienti per motivi connessi alla tecnologia o per scarsa conoscenza della complessità del lavoro dell’e-learning specialist: infatti, proprio l’assenza di una visione concreta dell’e-learning, sia come prodotto che come processo costituisce comunque una barriera pressoché omogenea, che impedisce al settore di svilupparsi più veloce- mente.

Se accorpiamo le prime due voci degli esiti del questionario otteniamo un 36%, inerente l’incompetenza che il mercato mostra di avere nei confronti dell’e- learning.

Se poi accorpiamo alle voci precedenti le problematiche connesse alle tempistiche e al budget, se consideriamo tali prassi come correlabili alla scarsa conoscenza delle esigenze del settore e delle sue intrinseche specificità (anche perché tempi e budget sono assegnati dagli stessi soggetti committenti che dovrebbero conoscere bene il settore), saliamo al 49%.

Possiamo affermare allora, ferme restando le dovute precauzioni connesse ad uno uso forse eccessivo della semplificazione (ma qui non abbiamo pretese di scientificità), che praticamente metà delle cause responsabili delle difficoltà del settore è imputabile a condotte direttamente o indirettamente riconducibili a dei committenti con scarsa conoscenza della tecnologia e delle caratteristiche intrinseche del settore e-learning.

Fissiamo una call?

Possiamo procedere ad un ulteriore accorpamento in ordine a tre categorie di risposte: lo scarso valore della produzione, lo scarso interesse degli allievi online e le difficoltà relative alla valutazione di efficacia del percorso formativo on-line, che potremmo ricondurre sotto il comune alveo delle “problematiche connesse all’efficacia dell’apprendimento online”, la quale dunque rappresenterebbe come problematica, da sola, ben il 32%, oltre un terzo del campione.

La situazione quindi evolve come in tabella 2.

ok-mktlgl-tab2

Quello che emerge è che poco più dell’80% (ovvero 49% + 32%=81%) dei problemi riscontrati dagli operatori del settore e-learning è rappresentato da un corto-circuito tra aziende committenti, che ignorano le caratteristiche e le potenzialità delle tecnologie didattiche da un lato (49%) e le dirette conseguenze di tale circostanze che induce gli stessi committenti a investire poco e male nell’e-learning, generando contenuti di scarso valore, di scarsa efficacia, portando gli stessi utenti-fruitori a svalutare l’e-learning data la scarsa qualità dei materiali forniti (32%).

Le due “cause principali” fin qui individuate sono di fatto causa e conseguenza fra loro come in un circolo vizioso: l’ignoranza determina scarsi budget, investimenti risibili che conducono a prodotti di scarsa qualità, i quali a loro volta generano nelle persone l’idea che l’e-learning serva a poco; tutto questo contribuisce a consolidare l’idea che l’e-learning sia qualcosa di scarso valore e che non richieda chissà quali investimenti. E il meccanismo ricomincia.


Disclaimer. Il sondaggio ha raccolto cinquantacinque risposte: ne consegue che non posso che considerarlo una mera attività esplorativa, al fine di comprendere un fenomeno i cui caratteri profondi devono essere indagati a fondo con strumenti più idonei e con il coinvolgimento di un numero assai più alto di soggetti. Non ho alcuna pretesa di scientificità, ma solo la voglia di porre un punto di vista, un'analisi, per quanto parziale e limitata, del fenomeno, una piattaforma su cui discutere con i colleghi delle effettive caratteristiche del mercato, consapevole di poter esser smentito in ogni momento e felice di poter accogliere ulteriori e più definiti punti di vista, di cui ad oggi non ho disponibilità.