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eLearning Storyboard e il ragù napoletano

La prima cosa che ti verrà in mente è: “Che cavolo c’entra ora il ragù napoletano con lo storyboard?“. Beh, aspetta un attimo e te lo dimostro.

Una delle criticità tipiche del settore e-learning è il sistema di progettazione dei contenuti didattici: noi elearning specialist siamo come dei “registi”, che hanno il compito di coordinare più risorse eterogenee all’interno di uno stesso progetto, in modo coerente, al fine di centrare l’obiettivo voluto dal cliente.

Coordinare il mare magnum di risorse incluse all’interno di un learning objects non è roba da ragazzini, diciamoci la verità…!

Per fortuna esiste uno strumento che ci viene in soccorso per organizzare il tutto all’interno di una visione generale del progetto: lo storyboard, ossia una specie di canovaccio all’interno del quale, in modo piuttosto sintetico, sono riprotate tutte le informazioni riguardanti il “comportamento” del learning object, videata dopo videata.

La natura “artigianale” di questo strumento è tuttora presente in varie realtà aziendali sia italiane che internazionali, a dispetto delle soluzioni più recenti, che consentono la revisione on the fly e sul cloud da parte del cliente del progetto in corso di sviluppo.

Fissiamo una call?

Le soluzioni cloud-based per lo storyboarding sono molto più adatte per clienti evoluti e progetti complessi: nel caso di progetti più piccoli e di committenti con scarsa esperienza nel settore elearning, è preferibile ricorrere ad un “proprio” storyboard, la cui natura è per lo più autoreferenziale e rappresenta più un documento interno e riservato che un documento ufficiale e standardizzato che guidi e governi il processo di produzione, a prescindere da chi effettivamente ne sarà l’esecutore.

Il danno relativo alla mancanza di un standard per lo storyboarding è facilmente intuibile ed è un tutt’uno con l’errata scelta di classificarlo come documento riservato (e non aperto al cliente o ad altri potenziali “lettori” in grado di darne esecuzione). In assenza di uno standard che possa assorbire la maggioranza delle funzioni tipiche dello storyboard, si assiste ad un florilegio di soluzioni, dalla più semplice alla più complessa, il cui unico merito è quello di complicare ulteriormente la soluzione.

Siamo italiani e ci piace inventare le ricette, impararne di nuove  e “farle nostre”: ognuno di noi ha il suo personale modo di fare. Proprio come per il ragù! Nella celebre scena in cui Sofia Loren si reca in macelleria nel film “Pane, amore e fantasia” esprimendo la sua personale ricetta del ragù napoletano e finendo col litigare con le altre massaie sulla vera ricetta dell’autentico ragù napoletano.

Lo storyboard è in qualche modo, per ciascun elearning specialist, la sua personale ricetta del ragù… Ma in azienda non si può ragionare così!

Così facendo alla fine, ciascun elearning specialist e ciascuna azienda elearning di fatto “crea” un suo storybord, come prodotto della prorpia mentalità di produzione, del proprio know-how rendendo di fatto impossibile l’interoperabilità di tale documento verso l’esterno: infatti i freelance che lavorano in outsourcing per l’elearning (che non sono pochi), dovranno riadattarsi di volta in volta al “linguaggio dello storyboard di turno”, evidenziando mancanze, colmando elementi assenti e dando un’interpretazione del docuemnto un po’ personale.

Ogni volta, per ogni committente, per ogni azienda, per ogni progetto, uno storyboard fiverso, una logica diversa, una modalità di compilazione e intepretazione differente: tutto questo ha un costo in termini di tempo, di qualità, di interoperabilità e di utilizzazione fluida per il futuro. Nell’elearning spesso di mette mano a progetti vcchio per aggiornarli, per modificarli o adattarli: l’assenza di uin sistema chiaro che desciva il progetto è molto spesso causa di costi maggiori.

Ma che ci vuole a costruire uno storyboard standard?

Fissiamo una call?

Anzitutto ci vuole un accordo 😊 Si, un accordo: bisognerebbe interrogare i vari elearning specialist e chiedere loro: “come immagini lo storyboard perfetto per il tuo lavoro?”.Poi bisognerebbe raccogliere le varie opinioni e tentare di sviluppare un modello generalmente condiviso su cui lavorare, liminare i vari aspetti e alla fine produrre lo standard.

Uno standard che nasce dal basso, un vero standard, perché espressione delle effettive esigenze degli operatore del settore. Che ne pensi?

Tu, nella tua esperienza, che storyboard usi?

Quali limiti e quali vantaggi ha la soluzione che hai implementato personalmente o che ha scelto l’azienda per cui lavori?

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