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Wikinomics (di Tapscott & Williams)

“Wikinomics”, di Tapscott & Williams, Ed. UTET

Pochi sono i libri che ciascuno di noi potrebbe definire al pari di un’esperienza trasformativa, ossia un’esperienza al termine della quale la prorpia consapevolezza si è arricchita al punto da farci sentire “nuovi”, migliori di prima, con una visione più aperta. Nel mio caso, Wikinomics lo è senz’altro. Per quanto siano passati ormai più di dieci anni dalla sua uscita nella versione italiana, rimane comunque un pilastro, un caposaldo da leggere per comprendere quali straordinarie implicazioni sul piano sociale, economico e persino politico possano determinare la diffusione delle tecnologie di rete e un loro sfruttamento consapevole e organizzato. Al tempo della scrittura del testo, gli autori, avevano già abbondantemente colto alcuni aspetti che caratterizzano la rivoluzione in atto, che sta cambiando le nostre vite sotto i nostri occhi e la cui dirompenza non dipende dalla radicalità dei cambiamenti, ma piuttosto da piccole e continue innovazioni silenziose che impattano su moltissimi aspetti del vivere quotidiano. Ecco perchè non ci accorgiamo di vivere una vera e propria rivoluzione industriale.

libro wikinomics

libro wikinomics

Data la silenziosità di questo fenomeno, la cui presenza e pervasività è tuttavia innegabile, viene da chiedersi da dove sia partito, quali siano i fattori che hanno determinato lo “scoccare” della rivoluzione, quello che Tapscott e Williams chiamano “la tempesta perfetta”. E’ ovvio che i fattori sono molteplici e non basta uno solo a giustificare tutto (e ciò vale anche per le precedenti rivoluzioni industriali). La stessa definizione di “tempesta  perfetta” è idonea a definire il fenomeno, perchè si ha una tenpesta perfetta solo quando una serie di circostanze collimano improvvisamente: sarebbe bastato che ne mancasse una, per impedirne la determinazione.

Ecco dunque gli ingredienti della wikinomics, ossia dell’economia basata sul paradigma della condivisione (e quindi della cooperazione).

L’apertura nella wikinomics

Mentre in passato la parola chiave di ogni business era “copyright” o “brevetto”, ossia un sistema che proteggesse le scoperte, le invenzioni, il know-how di un’azienda, al fine di garantirsi lo sfruttamento della sua attività per un certo numero di anni e impedire ai concorrenti di “appropriarsi” della sua invenzione/prodotto, adesso la new economy è orientata ad aprire i processi produttivi all’esterno, rimuovendo ogni sorta di barriera protettiva, al fine di accogliere anche i contributi provenienti dall’esterno, dal mondo, attraverso il web, e dunque acquisire maggiori informazioni e soluzioni anche da soggetti esterni all’impresa.

A primo acchito sembra un suicidio, ma non lo è: è chiaro che l’impresa non deve rivelare tutto il suo know-how all’esterno, ma può far partecipare gli esperti distribuiti in tutto il mondo ad attività di cooperazione per la risoluzione di problemi; può interrogare i consumatori circa le caratteristiche e la qualità dei prodotti e accogliere nuovi elementi di design, progetti, idee, materiali. Aprire l’impresa significa accogliere tutto il web, nella forma di potenziale di intelligenza umana collettiva, prima lasciato al di fuori di essa: quando ci si affida a decina di migliaia di cervelli per la soluzione di un problema o l’innovazione di un prodotto, si hanno certamente più probabilità di trovare ciò che si cerca con minor tempo e di poter accogliere anche punti di vista diversi, approcci completamente differenti, ma al contempo utili, spesso con effetti piacevolmente imprevedibili.

Certo, tutto questo pone anche delle questioni etiche di non poco conto, di cui si dovrà essere consapevoli nel tempo: coinvolgere gratuitamente libere masse di “collaboratori esterni”, come in un contest (o concorso se vogliamo così chiamarlo), per poi beneficiare in termini di profitto dello sfruttamento di tale libero contenuto, per quanto possa essere legale (perchè fondato sulla libertà individuale di partecipare al contest), è sicuramente immorale, in quanto colui che ha innovato non riceve alcuna ricompensa o un compenso certamente non proporzionato al beneficio apportato in termini proporzionali ai profitti dell’azienda che se ne avvale. Tuttavia, il grado di innovazione sarebbe molto alto e l’utilizzo della “collaborazione di massa” costituirebbe un processo in grado di garantire il successo di ogni iniziativa imprenditoriale, dal momento che è già il pubblico dei potenziali consumatori a offrire le possibili soluzioni di suo interesse, così che il prodotto, che accoglie le loro osservazioni, sarà già venduto ancor prima di essere immesso sul mercato.

Il peering e la wikinomics

Wikinomics, ossia l’economia basata sulla cooperazione di massa, si fonda anche sul principio del reciproco apporto paritario. Ossia ciascun utente di Internet, grazie alla tecnologia web, si colloca la medesimo livello di chiunque altro, a prescindere dall’etichetta sociale o dalla collocazione socio-economica di appartenenza. Questo livellamento democratizzante favorisce l’interazione fra pari, che è alla base dei processi di innovazione e di collaborazione. Spesso nei contesti fisici intervengono fattori legati ai cosiddetti “indicatori sociali di contesto” che già Kiesler molti anni fa identificò come i maggiori responsabili della comunicazione.

Del resto nell’esperienza quotidiana tutti noi sappiamo come modellare il nostro stile comunicativo a seconda della persona che abbiamo davanti, anche a seconda del suo ruolo sociale e del grado di confidenza che ha nei nostri confronti. Sul web, invece tutto questo non c’è, o meglio, è ridotto di molto e ciascuno dunque possiede un grado di libertà di epsressione certamente supeirore a quello che di norma possiederebbe in un’analoga condizione fisica. Ciò implica anche un maggiore rischio di rissosità online (si pensi ai trolls o ai facili fraintendimenti, quando sono assenti quegli indicatori tipici come la prossemica, il tono della voce e in generale della comunicazione non verbale che sul web non sono replicabili (a meno che non si utilizzi tutti una webcam).

I vantaggi sono tuttavia superiori agli svantaggi, specie se la tecnolgia è utilizzata in modo intelligente. Nell’ambiente virtuale si determina in modo quasi naturale, all’interno di un contesto comunitario, ciò che Vygotskij chiamava “partecipazione periferica legittima” che ricade, in altre parole, nell’apprendimento sociale: partecipando con altri, alla pari, imparo più facilmente da loro e posso insegnare più facilmente a loro. Vengono meno le classiche barriere sociali che spesso riducono la resa – in termini di apprendimento e collaborazione – nei contesti fisici.

Per saperne di più: www.formediaconsulting.it

 

La condivisione e la wikinomics

L’altro aspetto direttamente collegato al peering è la condivisione: di fatto sono quasi la stessa cosa. Senza peering non può esserci condivisione. Tuttavia, la condivisione diventa un elemento qualificante in sè, in quanto sono le modalità di condivisione a fare la differenza nell’era del web: la possibilità di interagire in tempo reale, anche a distanza su un singolo progetto complesso, facilita quei processi di miglioramento che nella realtà fisica devono scontrarsi con elementi legati all’emotività, al relazionarsi, agli indicatori sociali di contesto.

Attraverso l’intervento massivo online invece è possibile cencentrarsi sul lavoro, ciascuno dando il meglio di sè, e in un’olttica in cui ciascuno ha lo stesso “peso” dell’altro (salvo qualche eccezione legata ad aspetti di natura organizzativa e di gestione dei flussi comunicativi), ciòà implica un atteggiamento più aperto verso forme di condivisione e di generosità verso il progetto comune. Wikipedia è un esempio lampante di questo principio.

Si badi al fatto che peering e condivisione hanno anche degli aspetti negativi: garantire l’accesso a chiunque significa accogliere anche persone poco competenti o addirittura “fuorvianti” o “distraenti” rispetto al progetto e, se il processo di condivisione non è ben governato, i risultati potrebbero essere pessimi. Si ricordano alcune polemiche riguardanti l’attendibilità di wikipedia, in quanto enciclopedia redatta non da tecnici delle varie discipline, ma da comuni contributori. E’ evidente che il valore della qualità deve rimanere presente e si deve essere in grado di gestire la partecipazione parificata in modo intelligente e produttivo, evitando dispersività e rissosità online.

Wikinomics e azioni di portata globale

La vera differenza fra un processo partecipativo paritetico locale e uno globale è appunto la scala: la portata di un’innovazione prodotta grazie alla collaborazione di decine di migliaia di persone, distribuite in tutto il mondo su uno stesso progetto, è davvero impressionante ed ha benefici su scala mondiale, data l’intrinseca complessità e l’ovvio beneficio di un’attività del genere. Le innovazioni nella new economy hanno sempre una portata globale perchè sono prodotte su scala globale.

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